L’allevamento del baco da seta è un’arte antica della Valle Seriana e sino alla metà del ‘900 è stata uno dei capisaldi dell’economia locale. Il libro “Caalèr” di Gianpietro Valoti, edito dal Centro Studi Valle Imagna, ricorda come nel 1930 in provincia di Bergamo si producessero oltre due milioni di chili di bozzoli. Un’attività andata progressivamente in disuso, surclassata, in Val Gandino come altrove, dall’industria e dalle moderne fibre sintetiche.
Allevare bachi da seta è abbastanza semplice, ma è una pratica a rischio estinzione. Innanzitutto serve uno spazio adeguato per i graticci su cui posizionare le uova, che diventano larve e successivamente bachi. Per nutrire i bachi sono necessarie le foglie di gelso (i murù, in dialetto bergamasco): ne divorano tantissime, quasi fossero cavalli. Quando crescono, nelle sale di allevamento si ode distintamente il loro ruminare. Il murù è tuttora elemento distintivo nel paesaggio della Val Gandino, anche se le piante presenti sono ormai secolari e ridotte a poche centinaia.
Quando spuntano i primi germogli di foglie di gelso, ecco nascere e crescere le larve. Uno sviluppo straordinario, che avviene a tappe, separate l’una dall’altra da una muta, definita “dormita” oppure “sonno”. Nell’ultima fase i bachi “salgono al bosco” per creare il bozzolo, nel quale si trasformano in crisalide. L’evoluzione dei bachi è segno dei ritmi della natura, delle stagioni e della vita. Quando qualcuno aveva il sonno pesante, i nostri anziani dicevano dormisse “‘lla quarta”, proprio riferendosi alla muta del baco.
Il recupero della bachicultura si fonda sulla necessità del mercato di reperire seta italiana di alta qualità, legata per esempio all’industria orafa o all’alta moda. Ci sono anche attività collaterali legate alla cosmesi (per la sericina) e all’industria alimentare: dalle crisalidi si ricavano per esempio farine pregiatissime, La Val Gandino è per la seta un “luogo del cuore”. Fra le vie del borgo medievale di Gandino c’è uno dei maggiori Musei d’Arte sacra in Europa, con tessuti e paramenti di altissimo valore ancor oggi utilizzati per le celebrazioni nella vicina, monumentale Basilica. Da non perdere, per esempio, la processione del Corpus Domini.
A Leffe è invece attivo il Museo del Tessile, con macchinari funzionanti di ogni epoca, una sala didattica multimediale ed un piccolo allevamento di bachi da seta. E’ in funzione anche l’antico torcitoio della seta, attivo a Leffe sino al 1924. E’ dotato di un piccolo marchingegno, denominato zetto, frutto, cinque secoli fa, di un’idea di Leonardo da Vinci illustrata nel Codice Forster.